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Siamo a cavallo fra Ottocento e Novecento. L'Italia è agli albori dell'industrializzazione. Giovanni Battista Piamarta (1841-1913), prete bresciano impegnato con i più poveri fra i giovani, non chiude gli occhi di fronte alla loro deplorevole situazione, che ne mina la dignità personale e le prospettive di futuro. Presta ascolto alle invocazioni - inespresse o urlate con disperazione - dell'universo giovanile del suo tempo. Nell'escogitare una qualche soluzione, senza cedere al fatalismo del «non c'è niente da fare», si mette alla ricerca della volontà di Dio. Ed ecco che, dentro la vita della chiesa, in dialogo con le istituzioni, padre Piamarta inventa nuove strade di annuncio, modi innovativi di servizio alla città, opere capaci di esprimere una fede attiva e contemplativa. La sua è una storia che continua ancor oggi. E che consiste nel ridire, con i giovani di oggi, la passione per quel Regno di Dio fatto di cultura e di lavoro, di assistenza e di promozione, di dialogo e di proposta, di preghiera e di opere: levando uno sguardo fiducioso al Cielo e mantenendo i piedi ben piantati per terra.